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...dovra' considerare anche la velocita' che la sonda aveva prima di essere lanciata (ossia, la velocita' della navetta). Le cose vanno invece diversamente quando in ballo vi e' la velocita' della luce (o di una qualunque radiazione EM): se io accendo le luci di navigazione della navetta, o invio un (antiquato) segnale radio, sia io, sia l'osservatore in quiete rispetto a me, sia qualunque altro osservatore dell'universo, misureremo tutti la stessa velocita' di propagazione dell'onda: circa 300.000 km/s [7]. Ora, poiche' la velocita' e' definita, come e' noto, come il rapporto tra lo spazio percorso e il tempo impiegato per percorrerlo (v = s/t), e poiche' nel caso di specie tutti gli osservatori hanno misurato la stessa distanza e la stessa velocita', ne deriva che a variare deve essere il tempo, il quale, come detto, scorre in funzione della velocita' dell'osservatore. Le conseguenze appaiono chiare: poiche' ogni viaggio a velocita' relativistica e' anche un viaggio nel tempo (nel futuro), i costi di un simile viaggio sono elevatissimi non solo dal punto di vista economico (propellente), ma anche sotto il profilo sociale. Gli astronauti partirebbero con la consapevolezza di non rivedere mai piu' le loro famiglie, i loro parenti, i loro amici, a meno di non portarli con se' o di non averli affatto; al rientro, per contro, troverebbero una societa' profondamente diversa da quella che hanno lasciato, con intuibili problemi di reinserimento. L'astronauta tipo risulterebbe cosi' essere un disadattato o un asociale, insomma un pessimo ambasciatore della sua specie! Ma non solo: un simile metodo di viaggio non potrebbe consentire l'esistenza di istituzioni interstellari, come la Federazione Unita dei Pianeti, che solo fondate sugli scambi commerciali e culturali tra razze diverse, e che presuppongono un omogeneo livello di progresso tecnologico e sociale: omogeneita' che non e' compatibile con i tempi necessari ai viaggi interstellari cosi' concepiti. Ma supponiamo, come e' successo, di essere disposti a pagare i costi economici e sociali del viaggio a velocita' relativistiche. I problemi sono tutt'altro che finiti, anzi! Quelli veramente seri iniziano proprio quando si parte, e sono tali da mettere a repentaglio la sopravvivenza dell'equipaggio. Cominciamo dall'accelerazione: per raggiungere velocita' prossime a quella della luce occorre, ovviamente, imprimere alla nave accelerazioni elevatissime. Con l'avvento degli ammortizzatori inerziali tale problema e' stato risolto in radice, ma appare improbabile che una societa' non ancora giunta alla tecnologia di curvatura possa sviluppare simili dispositivi [8]. Cosi', per proteggere l'equipaggio dagli effetti micidiali dell'accelerazione, questa deve essere estremamente lenta: si tenga conto che una banalissima accelerazione da 2 g comporta che l'astronauta sperimenti su di se' una forza pari al doppio del proprio peso, sinche' dura l'accelerazione, con intuibili conseguenze sull'apparato scheletrico, muscolare, cardiocircolatorio. Ed e' facile immaginare cosa succederebbe in caso di manovre di emergenza obbliganti a brusche variazioni di velocita' o direzione. La conseguenza e' che il viaggio deve comunque durare diversi anni, prima di raggiungere la velocita' di crociera o di decelerare a velocita' compatibili con l'arrivo alla destinazione: anni percepiti effettivamente come tali, giacche' la gradualita' dell'accelerazione comporta che gli effetti relativistici di dilatazione del tempo divengano significativi solo dopo parecchio tempo dalla partenza.Ma il peggio arriva quando la velocita' diventa elevata: lo spazio, come e' noto, e' molto meno "vuoto" di quanto si riteneva un tempo; pulviscolo, micrometeoriti, semplici particelle subatomiche, tutta roba quasi innocua a basse velocita', si trasforma con l'accelerazione una pioggia mortale di proiettili [9] e radiazioni ionizzanti ad elevato potere penetrante, in grado di danneggiare gravemente lo scafo e di renderlo pericolosamente radioattivo per gli occupanti. Questo problema viene comunemente risolto dai deflettori di navigazione [10], ma, al pari di quanto detto per gli ammortizzatori inerziali, si tratta di una tecnologia difficilmente sviluppabile da una societa' pre-curvatura. Da quanto detto, insomma, appare evidente come la propulsione a impulso, pur indispensabile per gli spostamenti a breve raggio e le manovre orbitali, sia assolutamente inidonea al volo interstellare. Un viaggio con tale tipo di propulsione costituisce essenzialmente un esperimento scientifico,........

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