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SESTA: CURVATURA E TUNNEL SPAZIALI.
Nelle singolarita' quantiche la deformazione dello spazio-tempo raggiunge
un livello talmente elevato da creare una sorta di pozzo gravitazionale.
Per riprendere l'antico esempio citato in precedenza, si immagini lo spazio-tempo
come un foglio di gomma. La masse dei pianeti e delle stelle provocano
su tale foglio degli "infossamenti", tanto piu' profondi quanto maggiore
e' la massa deformante. Nel caso delle singolarita', l'infossamento e'
un vero e proprio "baratro". Che succede se tale baratro entra in contatto
con un altro analogo? Se, in altre parole, le deformazioni dello spazio-tempo
generate da due (o piu') singolarita' sono contigue? Si crea cio' che
con espressione pittoresca viene definito "tunnel spaziale", una sorta
di cunicolo nello spazio-tempo, in grado, teoricamente, di consentire
l'attraversamento di vaste regioni dello spazio in tempi brevissimi. Ci
sono soltanto due piccoli problemi: in primo luogo i tunnel spaziali naturali
sono fortemente instabili, e questo comporta il pericolo di essere distrutti
dalle forze mareali di una delle singolarita' prima di averli attraversati.
In secondo luogo i campi gravitazionali delle singolarita', essendo molto
ospitali, farebbero di tutto per non farci andare via (fortuna che abbiamo
la propulsione a curvatura). Avventurarsi in un tunnel spaziale naturale
puo' essere pertanto un'esperienza molto sgradevole. Ma nel caso in cui
si riuscisse a "stabilizzare" un tunnel spaziale (ad esempio, mediante
immissione di warpers per tenerlo aperto e di verteroni per impedire la
scissione dei due "baratri" spaziotemporali), oppure a crearne uno artificiale
(come quello nel sistema di Bajor, che attualmente e' l'unico noto), avremmo
realizzato un sistema di spostamento ancora piu' rapido della propulsione
a curvatura, e non contrastante con la previsioni della relativita', se
non per il fatto di consentire la trasmissione di informazioni aggirando
il limite della velocita' della luce. Ci sono pero' altri problemi. I
campi gravitazionali delle singolarita' hanno effetti anche sul tempo,
e un viaggio in un tunnel spaziale rischierebbe di condurci in un'epoca
diversa da quella di partenza. Effetto che non e' possibile prevedere
con esattezza, sino a quando la tecnologia non consentira' di produrre
tunnel artificiali del tutto controllabili. Per inciso, si ritiene che
la propulsione transcurvatura utilizzata dai Borg utilizzi tunnel spaziali
artificiali, all'interno dei quali e' possibile raggiungere velocita'
di curvatura prossime a 10.
Inoltre le estremita' del tunnel non sono certo fisse nello spazio, si
spostano in continuazione, pertanto il tunnel ha entrate e uscite sempre
diverse. Riassumendo, nella propulsione a curvatura si ha una distorsione
temporanea e localizzata dello spazio-tempo, nei tunnel spaziali la distorsione
e' permanente, e dura sinche' dura il tunnel.
SEZIONE SETTIMA: IL MOTORE A CURVATURA.
Esaurita la trattazione teorica della propulsione a curvatura, concludiamo
questo saggio con una sommaria analisi del funzionamento di un motore
a curvatura. Si prendera' come riferimento un modello base, senza fare
riferimento ad alcuna nave in particolare, e si evitera' un livello di
dettaglio e di tecnicismo eccessivi. I componenti fondamentali del motore
a curvatura sono i seguenti:
A) Sistema di stoccaggio e trasferimento dei Reagenti.
B) Nucleo.
C) Gondole.